Il Vesuvio: tra miti e leggende

Vesuvio

Il nome Vesuvio deriva dal latino Vesuvius. Considerato consacrato dal semidio Ercole, di cui la città alla base del vulcano prese il nome, si credeva che il vulcano seppur indirettamente, prese il nome dall’eroe greco. Altri si rifanno alla mitologia che intitolano il vulcano “Vesuvinum” associato al Dio Bacco, il famoso dio dell’ebbrezza e del vino; il tutto si ricollega ai notevoli vigneti e produzione di vino vesuviano. A seguito dell’eruzione del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano si radicò l’idea che ogni eruzione del Vesuvio corrispondesse alla collera divina. Difatti, da quel momento in poi, secondo l’iconografia cristiana, il Vesuvio veniva rappresentato come la bocca dell’inferno e abitazione del Diavolo.

I latini chiamavano il Vesuvio Iuppiter Vesuvius, Iuppiter Sommanus, associandolo al divino Zeus su modello greco del Monte Olimpo, il luogo impenetrabile abitato dagli Dei, in quanto all’epoca il Vesuvio appariva come una montagna verdeggiante e isolata, lambita dal mare.

Infatti, una leggenda riporta che sul Vesuvio erano stati confinati i Giganti, che erano stati cacciati dall’Olimpo. Essi  rimettevano fuoco e fiamme e ogni qualvolta si muovevano provocavano forti emozioni.

Bacco e il Vesuvio

Il dipinto ritrovato nella casa del Centenario a Pompei, probabilmente riproduce quello che doveva essere l'aspetto del Vesuvio verso la metà del primo secolo d.C. Questo dipinto sembra mostrare chiaramente che in quell'epoca il monte aveva una sola cima (il monte Somma), e non due come oggi.

dio-bacco

Le origini del Monte Somma

Questa immagine raffigura il Vesuvio come lo vediamo oggi. Invece la linea rossa rappresenta il Vesuvio com’era prima dell’eruzione del 79 d.C. l’attuale Grande Cono ed il Monte Somma erano uniti ed avevano una sola vetta.

L’origine del nome del luogo Summa, Sussuvio, Summano, è confuso tra mito e leggenda. Secondo la leggenda, Sem, uno dei figli di Noè chiamò Summa il luogo con abbondante vite per produrre ottimo vino. Il genitore ne smarrì i semi in una notte di ebrezza a bordo dell’arca. L’origine del toponimo di Summa si trova anche nel termine fenice Summano.

Le leggendedel Vesuvio

E proprio dall’accostamento del Vesuvio all’abitazione del Diavolo sono nate diverse leggende popolari che si tramandano da secoli.

La leggenda del monaco 

Si narra che un monaco si presentò in cima al cratere chiedendo al Vesuvio di esaudire una sua richiesta per attuare un piano malvagio. Il Vesuvio stizzito decise di vomitare una grande colonna di fuoco e un cavallo magico dagli occhi infuocati e da una criniera fatta di serpi. Il monaco spaventato fuggì via inseguito dal mostruoso cavallo che, con un colpo di zoccolo, lo fece sprofondare all’interno di una voragine di fiamme e fuoco. Proprio quel punto, oggi, è conosciuto come Atrio del Cavallo mentre il burrone Fossa del Monaco che da verso Napoli.

Un’altra leggenda che accerchia il Vesuvio è una storia d’amore che vede tre protagonisti: la Ninfa Marina Leucopetra, Vesevo e Sebeto. La storia narra che un giorno mentre la giovane e bella fanciulla raccoglieva conchiglie sulla spiaggia, giunsero i due uomini che innamorati della fanciulla desideravano rapirla. La giovane donna per difendere la sua virtù, si gettò a picco nel mare e si trasformò in pietra. Per la disperazione del perduto amore anche Vesevo decise di trasformarsi in pietra lavica. Il giovane dalla rabbia crebbe come una montagna e a causa della sua passione divorante, iniziò a sputare fuoco. L’altro giovane, Sebeto, consumato dall’amore per la Ninfa, pianse cosi tante lacrime da trasformarsi in un fiume che sfociava nel mare. Sebeto fu in origine il nome del fiume scomparso misteriosamente da Napoli e Leucopetra è il toponimo compreso tra Portici e San Giovanni.

Alcuni paragrafi sono tratti da: Terra di Somma del professore Ciro Raia.